Regola o libertà?

Creatività – 9 parte

…Secondo lei esiste una relazione precisa fra regole e libertà?20151120_155820 copia

Direi piuttosto fra struttura e libertà, che sono anche i due poli entro cui ci si muove all’interno del Closlieu.

Oggi si hanno idee molto confuse circa la libertà. Si pensa che sia poter fare qualunque cosa, senza regole e senza limiti, acquistare tutto. Ma questa non è libertà.

Se voglio essere veramente libero di giocare con uno strumento musicale, [in francese, come del resto in inglese, un solo verbo significa sia giocare che suonare] devo prima saperlo suonare bene. Se non so suonarlo bene, non posso nemmeno divertirmi.

Ovviamente, è molto più difficile essere un virtuoso del pianoforte che un virtuoso della tavolozza: come chiunque può constatare andando a dipingere in un Closlieu, un bambino ben guidato impara a usare perfettamente i pennelli e i colori in un’ora o poco più, e questa abilità è per lui molto piacevole e gratificante e lo aiuta a prendere coscienza di sé, delle proprie capacità, ad essere più sicuro.

Guardi Momo [un signore di circa quarant’anni affetto da sindrome di Down che ha partecipato al Closlieu aperto tenutosi a Mendrisio durante il corso]: non potrà mai pilotare un aereo, ma nel Closlieu è un vero maestro e questa possibilità di essere un virtuoso della tavolozza gli dà un grande piacere e gli consente di esprimersi. Perché mortificarlo per ciò che non sa fare e non permettergli di vivere appieno ciò che sa e può?

Il Closlieu è un luogo di rigore e di libertà, perché secondo la mia esperienza l’una è conseguenza dell’altro.

Bambini e ragazzi diventano aggressivi non per assenza o eccesso di libertà, ma per carenza di struttura: questo è il grande difetto dell’anti educazione di oggi.

Al contrario, un bambino che sente il rigore e avverte la struttura, è libero di tracciare e la sua mano corre sul foglio con straordinaria fluidità e sicurezza: non ha alcun bisogno di utilizzare male i materiali e gli strumenti a sua disposizione o di denigrare il lavoro del vicino, perché la sua individualità è protetta.

Vorrei fare un passo indietro. Lei parla molto di creatività, ma ho la sensazione che sia una parola da usare con una certa cautela: oggi tutti vogliono essere creativi, originali…

Quando parlo del bisogno di sviluppare lo spirito creativo dei bambini, non mi riferisco alla creatività di tipo artistico.

Nel Closlieu i bambini non inventano nulla di nuovo: le forme che arrivano a mettere sulla carta sono sempre le stesse e chiunque abbia osservato i loro dipinti senza cercarvi traumi o chissà che altro, non può fare a meno di averli notati: la casa con il tipico camino storto, il personaggio, il mezzo di trasporto (aereo, automobile, treno), la pianta, il fiore, il sole, l’animale, il vaso con i fiori. Eppure, nonostante le forme siano sempre quelle, io sfido chiunque a trovare due dipinti uguali.

Sviluppare la creatività non significa stimolarli affinché cerchino sempre cose nuove, ma consentire loro di avere fiducia in se stessi, lasciandoli ripetere quando hanno bisogno di ripetere.

Tutto ciò nel Closlieu accade naturalmente perché qui i bambini non vengono normalizzati. Non siamo a scuola, dove si pretende che funzionino secondo un preciso programma stabilito dagli adulti. Qui ciascuno può sviluppare la propria personalità perché non vi sono modelli, nessuno deve seguire o diversificarsi dagli altri.

(9. continua)

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Ilaboratoriodidee

La parola Laboratorio ha in sé una forte dinamicità perché richiama alla mente tutto quando avviene in esso. Tutte le azioni, le operazioni, i suoni, i dialoghi, le relazioni… tutto quanto concorre a realizzare qualcosa che è molto di più “dell’insieme delle parti”.

Le connessioni